Pressbook ROF 2012

È trascorsa la prima decade del nuovo millennio e il mondo ribolle di inquietudini: sprovveduti apprendisti stregoni hanno scherzato con formule finanziarie complicatesi sino a confonderli, sicché oggi non si intendono più le regole né chi dovrebbe dettarle. Interi settori della comunità civile sono disorientati: fra i più in sofferenza quelli artistici e culturali, in messianica attesa di conoscere il proprio destino. In tanto marasma Rossini continua imperturbabile a conquistare nuovi spazi nella coscienza dei contemporanei, confermandosi più che mai referente della modernità: anche quest’anno le prenotazioni in corso lasciano presagire un tutto esaurito agli spettacoli che presentano le sue opere. È lecito dunque coltivare l’ambizione di indirizzare la programmazione del Rossini Opera Festival verso orizzonti schiusi al futuro. Nel cartellone della prossima manifestazione 2012 se ne colgono segni nelle scelte registiche e nelle manifestazioni collaterali.

Per allestire Il signor Bruschino, una farsa comica appartenente al genere meno impegnato del teatro musicale, si è acceso l’interesse di uno dei gruppi più rigorosi e rappresentativi della scena italiana, la compagine del Teatro Sotterraneo, che ne curerà la realizzazione con la collaborazione, per le scene e i costumi, dell’Accademia di Belle Arti di Urbino.

Per il Ciro in Babilonia, una delle ultime operazioni musicologiche condotte di concerto con la Fondazione Rossini per completare la restituzione dello straordinario Catalogo rossiniano, Davide Livermore ha situato l’azione negli scenari che hanno accompagnato la nascita della cinematografia, in fortuita coincidenza con film di successo di analoga ambientazione quali The Artisto Hugo Cabret. L’anno scorso a Torino Livermore ha firmato la regia del lodatissimo spettacolo d’avvio delle celebrazioni per il centocinquantenario dell’unità d’Italia, nel quale l’emotiva rievocazione della strage di Capaci si accompagnava agli aneliti libertari del giovane Verdi dei Vespri siciliani. 

Anche Mario Martone, regista della terza opera, Matilde di Shabran, è autore di un fortunato film celebrativo dell’unità d’Italia, Noi credevamo. Matilde di Shabran è la ripresa di uno spettacolo che nel 2004 aveva stupito per la superba prestazione di un Juan Diego Flórez impegnato allo spasimo in un ruolo di difficoltà senza eguali e per la qualità eccelsa di pagine musicali che rimandavano alle emozioni di un altro evento memorabile avvenuto a Pesaro vent’anni prima, la riscoperta del Viaggio a Reims firmata da Claudio Abbado. Nelle recite della Matilde del 2004 si verificò un fatto insolito: un diluvio di applausi protrattisi per interminabili minuti dopo un quintetto vocale (non dopo un’aria propedeutica al trionfo del divo!) venne a interrompere il fluire della rappresentazione, propiziando un’indimenticabile tensione emozionale.

La convinzione che la produzione rossiniana sia in assonanza con la contemporaneità non è di oggi: anni addietro, conversando con Pierre Boulez dopo un suo concerto, Gianfranco Mariotti e il sottoscritto insistettero perché venisse a Pesaro non solo per dirigere un’opera di Rossini, dei cui contenuti il Maestro si diceva interessato, ma anche per presentare una o più serate di musica contemporanea, sua e di autori a lui grati. È in questo spirito che nel programma di sala del Bruschino che andrà in scena l’estate prossima verrà pubblicato un saggio di José Luis Téllez, ricco di comparazioni analitiche fra il comporre rossiniano e quello di importanti autori del Novecento, saggio che avevamo apprezzato in un convegno dedicato a Rossini nell’occasione della presentazione al Teatro Real di Madrid di una Semiramide coprodotta con il Rof.

È ancora in questo spirito che la quarta sessione dell’integrale dei Péchés de vieillesse presentata in collaborazione con l’Ente Concerti di Pesaro e con l’Accademia Musicale Napoletana allarga i confini della lussureggiante produzione pianistica per inoltrarsi in quella più enigmatica delle composizioni vocali raccolte nell’Album Français; che Donato Renzetti guiderà l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, per la prima volta ospite del Rof, in un programma di “omaggi d’autore“, rielaborazioni di pagine rossiniane firmate da Britten, Corghi, Respighi; che viene ripreso il filone della Rossinimania con un concerto interamente dedicato a una sorprendente trascrizione per chitarra della Semiramide operata da Mauro Giuliani e da una sfiziosa incursione di Stefano Bollani nel firmamento rossiniano; che i tradizionali Concerti di Belcanto con pianoforte (Jessica Pratt) vengono impreziositi da un complesso strumentale barocco (Sonia Prina) e da un accompagnamento sinfonico (Mariella Devia) affidato alle cure di Antonino Fogliani.

I due spettacoli che completano il quadro operistico, Il viaggio a Reims interpretato dai migliori allievi dell’Accademia Rossiniana 2012 e Tancredi che chiuderà il Festival con un’esecuzione in forma di concerto ritrasmessa nella piazza grande di Pesaro (formidabile il cast: Daniela Barcellona, Antonino Siragusa, Elena Tsallagova, Mirco Palazzi, Chiara Amarù, Carmen Romeu) saranno concertati rispettivamente dal più giovane (Piero Lombardi, 23 anni) e dal più vecchio (Alberto Zedda) dei direttori d’orchestra presenti a Pesaro.

Un motivo d’interesse particolare nasce dai direttori chiamati a concertare le opere in programma. Da Michele Mariotti ci si attende la ripetizione del miracolo che ha compiuto due anni addietro trasformando un’opera problematica da tutti ritenuta “minore” (Sigismondo) in un successo incontrastato. Nelle sue mani Matilde di Shabran scioglierà sino in fondo i veli che attenuano una bellezza ancora non riconosciuta quanto meriterebbe. Lo aiuterà una schiera di artisti qualificatissimi (Peretyatko, Flórez, Alaimo, Goryachova, Bordogna, Orfila, Chialli) coordinati dalla regia di Mario Martone e dai suoi collaboratori, Sergio Tramonti per le scene e Ursula Patzak per i costumi. Un altro giovane in ascesa, Daniele Rustioni, dirigerà il nuovo, atteso allestimento del Signor Bruschino; ai suoi ordini una compagnia di recenti acquisizioni rossiniane (Aleida, Kudrya, Amarù, Bonsignore) accompagnata da illustri padri nobili (De Candia, Lepore). Per Ciro in Babilonia l’americano Will Crutchfield, oltre alla provata esperienza di direttore rossiniano doc, metterà in campo una profonda dottrina musicologica che aiuterà a mettere a fuoco questa difficile partitura, praticamente sconosciuta. Crutchfield può contare su una protagonista d’eccezione, Ewa Podles, che alla vocalità rarissima dell’autentico contralto rossiniano aggiunge una superba personalità, vivificata da un temperamento travolgente. Le faranno corona colleghi di prima schiera (Pratt, Spyres, McPherson, Palazzi, Romeu) che vestiranno costumi di Gianluca Falaschi, illuminati da Nicolas Bovey, anche ideatore del progetto scenografico. L’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna garantiranno alto livello a Matilde di ShabranCiro in BabiloniaTancredi; l’Orchestra Sinfonica G. Rossini darà slancio giovanile al Signor Bruschino, al Viaggio a Reims e al concerto di Antonino Fogliani e Mariella Devia.

   Alberto Zedda, direttore artistico del ROF 

© Zedda-Vázquez