Pressbook ROF 2007

Pressoché conseguito il compito primario di recuperare l’intero catalogo rossiniano, nell’edizione critica predisposta dagli studiosi della Fondazione Rossini, imprescindibile partner istituzionale, il ROF non ritiene esaurito l’impegno di fornire un contributo sostanziale alla conoscenza e alla diffusione delle opere del Pesarese. La decennale frequentazione del suo repertorio, lungi dal conseguire una definizione soddisfacente del messaggio artistico e della sfuggente personalità, ha moltiplicato interrogativi e incertezze sia per quanto riguarda il discorso propriamente musicale, sia per quanto riguarda il senso ultimo della sua drammaturgia, lontana dal pessimismo della tragedia mitologica quanto dal tumulto della passione veritiera. Rossini invita a entrare nel suo mondo per un cammino che all’inizio appare semplice e leggero, ma che presto attraversa androni inquietanti, difesi da un susseguirsi infinito di porte che non consentono di raggiungere l’ultima e definitiva. Compiere questo tragitto conoscitivo cercando di capire e di far intendere agli altri dove esso conduca presuppone per cantanti, direttori d’orchestra, registi, scenografi un impegno interpretativo molto particolare. La trentennale esperienza ha insegnato che il primo passo per affrontare questa prova è dotarsi di nozioni utili per acquisire una prassi esecutiva non confrontabile con quella funzionale a altri generi melodrammatici. Senza l’impiego di un corretto codice interpretativo, è illusoria e velleitaria la speranza di superare la soglia del primo livello per liberare il fascino di un compositore enigmatico quanto pochi altri.

L’acquisizione del codice rossiniano non è difficile, ma è ostacolata da una diffusa ignoranza che il successo della Rossini renaissance solo in parte ha ridotto. Il ROF considera un naturale proseguimento dei suoi compiti istituzionali il contribuire concretamente alla formazione di artisti in grado di affrontare con adeguata proprietà stilistica il repertorio rossiniano. Per questo ha indirizzato energie al potenziamento dell’Accademia Rossiniana di sua emanazione, oggi capace di attrarre da ogni parte del mondo frequentatori dotati e consapevoli; per questo assicura ai migliori talenti rivelatisi nelle pubbliche prove che coronano i corsi accademici la possibilità di un prestigioso debutto al suo Festival per suggellare e testimoniare una specifica idoneità che spesso rappresenta l’imbocco di una carriera fortunata.

Nell’edizione del 2007 la presenza di artisti usciti dai corsi dell’Accademia pesarese è particolarmente significativa, favorita dalla scelta di titoli che prediligono personaggi giovani e affrancati dal peso dei riferimenti mitologici. Le tre protagoniste femminili, la spagnola Mariola Cantarero, Ninetta di Gazza ladra, l’italiana Alessandra Marianelli, Fiorilla del Turco in Italia, la russa Olga Peretyatko, Desdemona di Otello, tutte e tre sotto i trent’anni, provengono dai ranghi delle ultime leve, come molti dei colleghi che le affiancano. Se il fiuto e l’esperienza che hanno guidato la scelta si riveleranno vincenti, la schiera di valenti interpreti rossiniani che andranno per il mondo a divulgare la lezione appresa a Pesaro si farà sempre più consistente e autorevole.

Molti considerano La gazza ladra una delle partiture più felici di Rossini, per la qualità straordinaria della musica, tutta composta senza ricorso ai consueti autoimprestiti, per le occasioni di brillare offerte a tutti indistintamente gli interpreti, per l’originalità di un soggetto che, partito dal filone larmoyant della pièce à sauvetage, non disdegna di affrontare situazioni e sentimenti di un realismo poco frequentato dal maestro pesarese.

E molti si chiedono come mai un simile capolavoro abbia circolazione inferiore a quella di altre sue opere oggi popolari. L’appartenenza al genere semiserio, non molto amato dai cultori del melodramma, la sproporzione fra una cattedrale musicale imponente – anche per la durata – e una piccola storia abitata da piccoli personaggi, la cadenza aulica di grandi arcate musicali destinate a accompagnare accadimenti poveri d’azione possono in parte fornire una risposta. Da parte nostra, abbiamo voluto riproporre quest’opera, tanto significante nella storia del Rossini Opera Festival, con una lettura drammaturgica dirompente, convinti che proprio nel difficile equilibrio fra la parte auditiva e quella visiva risieda la ragione principale del suo ingiusto apprezzamento, affidandone la messa in scena a un regista che percorre itinerari inconsueti, Damiano Michieletto, già distintosi al ROF con uno spettacolo unanimemente lodato, con le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Mark Truebridge. La dirigerà, debutto al ROF, il cinese Lü Jia, direttore stabile dell’Arena di Verona, che coproduce lo spettacolo assieme a Finnish National Opera di Helsinki. Fra i tanti interpreti de La gazza ladra, oltre a Mariola Cantarero, spiccano Michele Pertusi e Dmitry Korchak, apprezzatissimi l’anno scorso nel Torvaldo e Dorliska e nello Stabat Mater, attorniati da Alex Esposito, Manuela Custer, Paolo Bordogna e dagli “accademici” Kleopatra Papatheologou, Stefan Cifolelli, Cosimo Panozzo, Vittorio Prato, Matteo Ferrara.

La seconda nuova produzione del Festival 2007 sarà l’emblematico Otello, coprodotto con Opéra di Losanna e con Deutsche Oper di Berlino, e diretto dal suo attuale Generalmusikdirector, Renato Palumbo. Non si poteva trovare titolo più pertinente per il debutto registico pesarese di Giancarlo Del Monaco: nessuno meglio di lui, autore di incisive messe in scena dell’Otello verdiano e figlio del suo interprete più celebrato, potrà meglio sottolineare la profonda differenza ideologica e stilistica che separa le due opere omonime. Con lui collaboreranno Carlo Centolavigna per le scene, Maria Filippi per i costumi e Wolfgang Zoubek per le luci. Otello è l’opera dei tenori per antonomasia: qui cantano tre personaggi entrati nella storia del ROF dalla porta principale, Giuseppe Filianoti, Juan Diego Flórez e Chris Merritt che questa volta sostituisce l’oscurità della pelle dell’eroe shakespeariano con l’oscurità dell’anima di Iago. Animano ancora il dramma il fresco talento di Mirco Palazzi, Maria Gortsevskaya, Olga Peretyatko, Enrico Iviglia e l’esperienza di Aldo Bottion.

Terzo avvenimento sarà la ripresa de Il Turco in Italia nell’apprezzata messa in scena di Guido De Monticelli, Paolo Bregni, Santuzza Calì e Guido Mariani, che ripropongono una intelligente e divertente rivisitazione della tradizione. I cantanti-attori che vi prendono parte, tutti nuovi rispetto all’edizione del 2002, provengono dalle ultime leve e promettono di fornire qualche spunto di novità in un genere, il buffo, che è patrimonio specifico della nostra gente. Sono, oltre alla menzionata protagonista femminile Alessandra Marianelli, Marco Vinco, Andrea Concetti, Filippo Adami, Bruno Taddia, Elena Belfiore, Daniele Zanfardino. Li dirige Antonello Allemandi, che torna a Pesaro dopo il successo conseguito con La gazzetta.

Le manifestazioni di contorno sono di particolare rilievo: Edipo a Colono e Le nozze di Teti e di Peleo offriranno il debutto al ROF di Ottavio Dantone, direttore in significativa ascesa, e il canto di Fabio Maria Capitanucci, Mariola Cantarero, Paola Antonucci, Manuela Custer, Ferdinand von Bothmer, Vittorio Prato; la Petite Messe Solennelle, oltre a riportare sul podio del ROF la rara presenza di Umberto Benedetti Michelangeli insieme a Iano Tamar, Daniela Barcellona, Saimir Pirgu e Michele Pertusi, presenterà in prima esecuzione assoluta una versione strumentata del Preludio religioso che precede il Sanctus, l’unica pagina di quest’opera che Rossini ha omesso di strumentare per ragioni che forse oggi possono essere intuite. Non mancano i tradizionali appuntamenti col belcanto affidati all’arte consacrata di Eva Mei e Chris Merritt e a una gaia coppia di buffi, Paolo Bordogna e Bruno Taddia; né quelli con le manifestazioni conclusive dei corsi dell’Accademia Rossiniana: i concerti del 22 e 23 luglio e Il viaggio a Reims nell’inossidabile produzione di Emilio Sagi – la cui regia sarà ripresa da Elisabetta Courir – e Pepa Ojanguren, diretta da un giovane giapponese, Ryuichiro Sonoda, formatosi in Italia all’Accademia Chigiana e in Spagna, che continua l’ambizioso intento di coltivare accanto a quella dei vocalisti anche una schiera di direttori rossiniani provenienti da ogni latitudine.

Alla realizzazione del programma concorrono le storiche compagini dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna (Otello, Viaggio a Reims e Petite Messe Solennelle) e del Coro da Camera di Praga; l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento (La gazza ladra, Il Turco in Italia, Edipo a Colono e Le nozze di Teti, e di Peleo), riconfermata dopo la bella prova dell’anno scorso che ha messo in luce un’eleganza di suono e una disciplina ritmica esemplari; l’Orchestra Sinfonica G. Rossini di Pesaro col suo direttore Paolo Ponziano Ciardi e con Fabrizio Dorsi (Concerto dei buffi, Concerto d’Archi), collaboratrice costante del ROF.

    Alberto Zedda, direttore artistico del ROF

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